"Sono nata in Sardegna, la mia famiglia è composta di gente savia, ma anche di violenti e di artisti produttivi". Grazia Deledda, l'unica italiana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1926, si è presentata così a Stoccolma durante il suo discorso inaugurale di ringraziamento per la vincita del premio Nobel. Lei, la minuta poeta nuorese, è l'esempio più lampante che descrive nel migliore dei mondi il mondo vero della Sardegna, quello della cultura e della tradizione. Le lunghe e differenti dominazioni in Sardegna hanno contribuito a creare nella popolazione sarda una cultura complessa, radicata, originale e conservativa.
La Sardegna viene mostrata continuamente per il mare e le magnifiche spiagge, è ciò che fa più gola. Noi, di Travel Planner Family invece, nel nostro piccolo, ci battiamo continuamente per indirizzare e far innamorare i viaggiatori anche della vera Sardegna, quella fatta soprattutto di tradizioni che ancora oggi sono profondamente radicate nella cultura millenaria del popolo locale.

TRADIZIONI DELLA SARDEGNA
INDICE
1) COSTUMI DELLA SARDEGNA
I costumi sardi rappresentano il cofanetto di tradizioni etnografiche e culturali dalle caratteristiche molto peculiari. Nonostante il modello base sia omogeneo e comune in tutta l'isola, ogni comunità e paese ha un proprio abbigliamento tradizionale, maschile e femminile, che lo differenzia dagli altri. Sono tutti particolarmente elaborati, molto colorati e variopinti quelli delle donne, mentre meno evidenti quelli degli uomini.
Nel passato gli abiti svolgendo una reale e precisa funzione di comunicazione in quanto rendevano immediatamente palese lo stato anagrafico e il ruolo di ciascun membro in ambito sociale, la regione storica o il paese di appartenenza, un particolare stato civile . I materiali usati per la creazione di queste meraviglie sono tra i più vari dal lino al cuoio passando per il bisso e l'orbace della seta. Ma andiamo a scoprire i dettagli:

Abbigliamento Femminile
Le donne in Sardegna coprono il capo con cuffie, fazzoletti, scialli e manticelli o rialzano sul capo una delle gonne. Il petto è coperto dall'insieme costituito da camicia, corpetto e giubbetto, indumenti nei quali si concentrano raffinati ricami e ricche ornamentazioni. Le gonne sono in genere ampie, per lo più a pieghe o plissettate. Infine le calze, in filo di cotone bianco, variopinto o scuro in relazione all'età, alle zone, e all'occasione di utilizzo, sono indossate sia con scarpette sia con stivaletti e scarponi chiodati. I vestiti sono arricchiti da bellissimi gioielli d'oro o d'argento, con corallo e perle, come i bottoni in filigrana, le medaglie religiose e le spille.
Abbigliamento Maschile
"Sa berritta" rappresenta in assoluto il copricapo maschile più diffuso, rappresenta una berretta a sacco di varie lunghezze, di colore rosso o nero, ma non sono rari le cuffie, i cappelli a tamburello e a tesa, anche accompagnati da fazzoletti. La camicia è ampia e bianca con sopra un giubetto di stoffa pregiata. Fanno parte del costume anche i Giubotti o cappotti, in orbace nero ma variano in relazione al ceto e mestiere.I calzoni sono generalmente lunghi, con calze per lo più realizzate a mano con filo di lana bianca. Gli scarponi chiodati sono le calzature più diffuse, ma sono anche usate scarpe più leggere, allacciate e talvolta ornate di fibbie d'argento
In relazione ai costumi, oltre agli eventi e sagre note in Sardegna come "La Cavalcata Sarda" vi suggeriamo di scoprire un piccolo museo ubicato a Tresnuraghes, in provincia di Oristano. Voluminose crinoline di metà ‘800, sfarzosi e ricercati abiti della Belle Epoque, linee sobrie e eleganti degli anni 20 del ‘900. Quello che potrete fare al Museo Casa Deriu è un autentico viaggio tra stili e tendenze attraverso trenta tra abiti e capi originali esposti e rappresentativi della storia della moda d’oltremare in Sardegna fra i primi del XIX secolo e i primi decenni del XX.

2) LA LINGUA SARDA
I romani hanno conquistato la Sardegna, come la maggior parte dell'occidente e per questo motivo hanno portato numerose influenze nell'isola, dando tra tutto le origini alla lingua sarda. Il sardo è una lingua che deriva dal latino e dopo la caduta dell'impero romano si diffonde in tutta l'isola diventando un elemento fondamentale dell'identità sarda. Nonostante le conquiste, e quindi l'ingresso di lingue esterne avvenute in Sardegna nel corso dei secoli successivi, il popolo sardo soprattutto a causa del suo isolamento ha conservato la sua originalità latina.
Si possono distinguere diverse tipologie di Sardo in relazione al luogo ed alla sua posizione geografica, ed oggi è considerato una lingua autonoma, dotata di una propria grammatica e completamente separabile dalla lingua italiana. Questa rappresenta un'autentica ricchezza che merita di essere salvaguardata come strumento linguistico e patrimonio culturale, per questo è diventato materia di studio in parecchie scuole dell'isola. Si fa il modo che le nuove generazioni di sardi non debbano perdere il fascino e la bellezza della loro lingua.

3) LA MUSICA DELLA SARDEGNA
Molti sardi continuano a comunicare attraverso forme musicali ereditate dalla tradizione del passato semplicemente perché trovano in esse un mezzo idoneo ad esprimere se stessi all'interno della loro realtà contemporanea. E' uno dei motivi principali per cui la musica tradizionale sarda, sia cantata che strumentale, sia stata tramandata nel corso dei secoli e rappresenta una delle più antiche e ricche del Mediterraneo.
Cantu su Tenore
Partiamo da uno dei canti più popolari della Sardegna. Grazie all’impegno di gruppi come i Tenores di Bitti e i Tenores di Neoneli, il canto a tenore è conosciuto in tutto il mondo, tanto che nel 2005 è stato riconosciuto dall'Unesco come Patrimonio orale e immateriale dell'Umanità. Il canto a tenore è un canto polifonico senza l'ausilio di alcun strumento musicale. E' caratterizzato da un quartetto composto da sa boghe (voce solista che dirige il canto), sa contra e su bassu (voci d’accompagnamento), sa mesa boghe (mezza voce, amalgama il coro). Cercate tra la moltitudine di video su youtube, il canto a tenore è un autenticità della tradizione della Sardegna.

Cantu A Chiterra
E' un particolare tipo di canto nato dal contatto tra le tradizioni musicali aragonesi e spagnole, e quelle sardo-logudoresi. E' diffuso soprattutto nel Logudoro e nella Gallura.
Strumenti musicali noti
L'organetto diatonico (organittu o su sonu) è una piccola fisarmonica utilizzata per accompagnare il canto monodico e rappresenta lo strumento principe per su ballu tundu (il ballo tondo), la più caratteristica delle danze popolari sarde. Altro strumento degno di nota è Sa Launedda, strumento a fiato polifono risalente all’età nuragica che conserva ancora la sua struttura originaria, formato da tre canne di diversa lunghezza

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4) ARTIGIANATO SARDO
Considerando gli scambi dovuti ai numerosi popoli arrivati dal mare, l'artigianato ha assunto in Sardegna caratteri di unicità rispetto a quella di ogni altra regione italiana. Non è unico solo per la consistenza, la diffusione e la sua incredibile creatività ma la sua unicità riguarda la forma funzionale caratterizzata dalle stesse forme decorative, un ABC di tutto l'artigianato sardo che in un certo senso sottolinea l'attaccamento alla cultura sarda.
L'artigianato in Sardegna nasce soprattutto per soddisfare le esigenze quotidiane come l'uso domestico e il lavoro. Si evidenzia la tessitura, la lavorazione di metalli e legno, l'intreccio dei cesti fino ad arrivare alla creazione di oggetti tramandati nei secoli per il valore della loro sacralità (vedi gioielli, e monili).
La Tessitura
L'eccellenza dell'artigianato sardo. La produzione tessile tradizionale in Sardegna è strettamente connessa le principali attività produttive, ovvero allevamento e agricoltura. Pensate che dall'età romana in poi, le fonti storiche parlando di una crescente attività artigianale soprattutto diffusa a livello familiare. Le tecniche utilizzate per la tessitura sono quella Verticale (presente in pochi centri), Orizzonale (diffusa in tutta la regione) e obliqua e le principali materie prime sono la lana, il cotone, il lino e la seta.
La funzione principale del manufatto tessile era originariamente quella di copricassa, decorazione dell'austera cassapanca depositaria della dote della sposa e del piccolo tesoro domestico. Partendo da qua poi si è passati alla produzione di coperte, arazzi e tappeti. Altri manufatti tessili erano la bisaccia (portata da tutti gli uomini sulla spalla o a cavallo) e i ricchi collari per la bardatura a festa dei cavalli e dei buoi. La produzione tessile si è poi arricchita di diversi altri pezzi per l'arredamento: tende, stoffe, cuscini e tovagliati. In tutti i casi, come abbiamo menzionato prima, la decorazione è l'elementi principale che permette la conservazione della tradizione sarda.
Tra i paesi che vantano una tradizione centenaria nella tessitura possiamo citare Aggius, Nule e sicuramente Samugheo, con i suoi tappeti tradizionali.

L'intreccio
E' un settore che ora è rappresentato quasi esclusivamente dalla cestineria, ed un tempo questa attività era svolta a livello familiare per realizzare differenti contenitori, ciascuno diverso per forma e dimensione a seconda dell'uso a cui era destinato. Gli uomini per esempio producevano cesti finalizzati alla raccolta soprattutto nel settore dell'agricoltura e della pesca. Le donne destinavano i propri cestini all'uso domestico. Ora i cesti vengono prodotti soprattutto per finalità decorative a livello d'arredamento e vengono richiesti continuamente sul mercato. Anche in questo caso, come nella tessitura, non mancano gli elementi decorativi e predominano i motivi geometrici (scacchiera, cerchi concentrici, raggiera di triangoli), ma anche quelli floreali e faunistici (uccello, pavone, cavallo).
Le materie prime adoperate cambiano a seconda della zona, poiché vengono raccolte nelle campagne o negli stagni circostanti: si tratta di fibre di giunco, palma nana, asfodelo, canne, salice, mirto, lentischio, paglia e fieno. A Castelsardo vengono usate la rafia, il giunco e la palma nana. In paesi come Tinnura, Flussio, Montresta e Ollolai, l'asfodelo. Parlando invece di San Vero Milis e ad Ottana, si usano in genere il giunco e le erbe palustri. A Sinnai, nel centro Sardegna, si utilizzano il giunco e la paglia di grano raccolta dopo la mietitura. Gli studiosi, addirittura, hanno avvicinato i manufatti prodotti a Sinnai a quelli rinvenuti nelle tombe egiziane, evidenziando ancora una volta il carattere fortemente funzionale.

La Ceramica
Per lunghi secoli, nonostante le influenze delle dominazioni che si susseguirono nell'isola, ci si limitò esclusivamente alla fabbricazione di oggetti in ceramica per uso pratico e funzionale. Alcuni esempi sono la brocca per l'acqua da bere, i grandi tegami di cottura, contenitori da impasto, vasi per alimenti e orci per conservare il cibo, mentre la realizzazione di brocche e vasi decorati venne riservata per particolari ricorrenze. Da sempre le materie prime sono state argille e caolini che si trovano in notevole varietà e quantità in Sardegna, anche se in tempi recenti vengono anche importate. L'argilla è lavorata a mano o al tornio e lasciata poi essiccare all'aria; anticamente veniva cotta nei forni a legna, oggi quasi ovunque sostituiti con i più moderni e funzionali forni elettrici. Non possono mancare elementi decorativi che contraddistinguono la cultura sarda, per questo la decorazione era eseguita in parte a rilievo e in parte a stecca.
Attualmente i maggiori centri di produzione della ceramica sono concentrati ad Assemini e nell'entroterra cagliaritano. La realizzazione di manufatti in ceramica è ancora oggi una vera e propria arte in questo borgo, dove sono presenti tutt’ora una decina di famiglie che portano avanti la tradizione artigianale della ceramica. Tra le altre cittadine che vantano la più antica tradizione in questo campo si possono citare Oristano (merita di essere approfondita grazie ai famosi Figoli di Oristano), Pabillonis, Dorgali, Sassari e Siniscola.

Il Legno
La semplicità di una società agro-pastorale come quella sarda si rifletteva un tempo anche nell'arredamento della casa, limitato a pochi ma essenziali mobili: il letto, la culla, le sedie e gli sgabelli, il tavolo e la piattaia, dove trovavano posto le varie stoviglie di uso quotidiano. Erano tutti arredi molto modesti, come conveniva alla povertà dell'ambiente tradizionale. L'unica eccezione era la cassapanca, finemente intagliata, che da sempre ha occupato un posto essenziale nella casa, racchiudendo il corredo della sposa e tutta la ricchezza della famiglia.
I tipi di legno principalmente usati sono il castagno, abbondante nei boschi della Barbagia, il noce e il ginepro con la tecnica dell'intaglio. L' elemento decorativo è sempre stato in genere semplice e lineare, con motivi di tipo geometrico oppure ispirati alla natura (flora e fauna).
I centri della Barbagia come Aritzo, Desulo, Tonara, Nuoro, Ottana, Isili, Orani sono quelli che maggiormente continuano a ripetere quasi intatti i motivi tradizionali e simbolici. Tuttavia, arredi e legni intagliati si producono per antica tradizione locale anche a Santulussurgiu, Buddusò, Sassari, Cagliari e Quartu Sant'Elena e qualche artigiano che prosegue antiche abilità di mestiere si può trovare in quasi tutti i paesi della Sardegna. Altre tipiche espressioni artistiche sono le pesanti maschere tradizionali carnevalesche portate dai Mamuthones di Mamoiada e dai Merdules di Ottana (prendete nota di Mario Cossu, l'artigiano che ha creato la maschera di Boe di Ottana), legate a un rito antichissimo praticato per scacciare gli spiriti maligni.

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I Metalli
Fi dai tempi della civiltà prenuragica era diffusa la lavorazione dei metalli non preziosi e questo lo si spiega grazie alle straordinarie ricchezze metallifere presenti nel sottosuolo. Il fabbro, in antichità, oltre ad effettuare la ferratura degli animali da tiro, fabbricava anche altri oggetti quali catenacci, copriserrature, battenti di porta ed altri oggetti per il caminetto. Attualmente oggetti di particolare fama e tipicità sono i campanacci per gli animali, fatti di lamiera di ferro ottonato a caldo. Oggi gli artigiani ferrai producono oggetti di buon livello artistico come attrezzature tradizionali, bronzetti, carpenteria metallica artistica, oggetti d'arredamento e di rame, oltre ai ricercatissimi coltelli.
Coltelleria: Una produzione raffinata che va dalle leppas e resolzas tradizionali (classici coltelli a serramanico di pastori e contadini), ai coltelli da collezione. Sono manufatti che richiedono una particolare attenzione sia per la tempera delle lame che per la preparazione dei manici , fatti di corno (di muflone, bufalo o capro). Ci sono molti centri che sono divenuti famosi per la lavorazione del coltello, che hanno fatto si che assumesse denominazioni distintive. Pattada per il coltello con lama a foglia detto sa pattadesa, Guspini per il coltello a lama panciuta, detto sa guspinesa, Arbus per il coltello a serramanico detto s'arburesa, Santu Lussurgiu per il coltello lussurgese detto sa lussulzesa ma anche altri paesi come Dorgali, Desulo, Gavoi e Gonnosfanadiga.
Ferro Battuto: Visitando certe chiesette campestri o antiche case nobiliari, nei giardini e negli interni si possono ammirare cancellate, ringhiere e grate, balaustre ed inferriate con complicati ghirigori, ovvero intrecci bizzarri di linee curve fatto senza un disegno preciso. L'antica tradizione del ferro battuto è rimasta fiorente soprattutto a Cagliari e Sassari, ma anche in qualche altro piccolo centro del l'isola.
Oggetti in Rame: Si tratta di una produzione tradizionale tipica di Isili, piccolo centro del Sarcidano. La produzione calderaia si spiega grazie alla lontananza del paese dalle principali vie di comunicazione ed alla vicinanza alla miniera di rame di Funtana Raminosa, conosciuta sin dall'antichità. Parliamo di maestri specialisti nella lavorazione del rame e la loro storia è tra l'altro pervasa da un certo mistero, si dice infatti che siano discendenti di popoli zingareschi o ebrei. Tali dicerie sarebbero confermate dall'utilizzo del curioso gergo detto su romaniscu e dai loro tratti somatici che li fanno sembrare più nordici che sardi. Curioso no?! Le produzioni erano soprattutto grandi caldaie per la lavorazione dei latticini, caldaie più piccole, padelle con un solo lungo manico o due manici ad anello, e tanto altro. Bisogna considerare come il colore del rame battuto, unito alle forme semplici ma originali, conferisce pregio a questi manufatti, ancora molto richiesti soprattutto a scopo ornamentale.
Oggetti in Bronzo: La lavorazione del bronzo era diffusa sin dai tempi della civiltà nuragica e tendeva nel passato a realizzare manufatti di uso quotidiano, utensili da lavoro, armi e soprattutto sculture artistiche. Da poco tempo il bronzo è stato ripreso per la realizzazione di statuine di soggetto nuragico (i cosiddetti bronzetti): capi tribù, matriarche, popolani, navicelle votive, animali, etc.. Tutto questo merito dello scultore Franco D'Aspro.

Il sughero
A Calangianus, un piccolo borgo di circa 5000 abitanti, nel cuore della Gallura, il sughero gioca un ruolo fondamentale per l’economia del territorio. Industrie, piccole fabbriche e artigiani hanno contribuito a rendere il sughero della zona famoso in tutto il mondo, soprattutto grazie alla produzione di tappi per il vino. In tutta la Gallura poi si è diffusa la lavorazione del sughero per altri scopi come materiale isolante per l'edilizia (i nuragici già lo usavano all'interno dei nuraghi). Ma non solo, i calzaturifici ci costruiscono le zeppe e le solette delle scarpe, molti imballaggi di frutta, uova o fiori freschi sono costituiti da strati di sughero. In Gallura il sughero è anche presente nell'abbigliamento visto che viene utilizzato per capi e accessori come borse e pochette. Ne sa qualcosa la stilista Anna Grindi, di Tempio Pausania, che ha brevettato un tessuto in sughero e l’ha denominato Suberis. Questa è una fibra originaria dal sughero stesso tagliato in fogli sottilissimi e combinato con differenti supporto come lino, cotone e microfibra. Rispetta l’ambiente, è impermeabile, antimacchia, antigraffio, morbido, malleabile e resistente all’usura.
Ma da dove arriva il sughero? Dalla quercia da sughero, una specie autoctona e coltivata in un areale ristretto del Mediterraneo occidentale . Questa sua scorza grigio-chiara, spugnosa e spessa circa 5 cm, può essere rimossa da piante con almeno 15-20 anni di età. L’asportazione avviene mediante scortecciamento ed incisione prestando particolare attenzione per evitare lesioni al fellogeno. Le caratteristiche del sughero ne hanno fatto perciò un materiale ricercato e apprezzato in molte attività produttive.

I Gioielli
Gioiello sardo significa stile etnico e segno della cultura profonda dell'intero popolo della Sardegna. Questi sono sicuramente legati al costume tradizionale, poiché completano lo stesso nei suoi elementi decorativi. Per ritrovare il significato più segreto e antico dei gioielli sardi (prendas) bisogna risalire però alle origini di un mito che racconta di fate che, nelle loro case incantate (Domus de Janas), tessevano fili d'oro e d'argento che diventavano stoffe ricamate con pietre preziose. Fin dai tempi antichi il gioiello aveva infatti la funzione di medium tra l'uomo e gli dei, per invocarne la grazia o per esorcizzare le forze del male. Per esempio una pietra nera (ossidiana) all'interno di un cerchietto d'argento (Sabeggia) serviva a sottrarre il nuovo nato alle insidie del malocchio.
La produzione orafa e artigianale dell'isola è caratterizzata da una moltitudine di manufatti. Il bottone è l'elemento più comune nei diversi costumi isolani ed insieme ai gemelli, generalmente in coppia, ornano il collo e i polsi della camicia e il corsetto dei costumi, sia maschili che femminili. Anche le collane fanno parte dell'abbigliamento tradizionale sardo e tra queste spicca su giunchigliu (lunga catena in oro a maglie circolari da indossare con diversi giri al collo) e su ghettau dove le maglie sono trasformate in grossi vaghi sferici rifiniti con granulazione e filigrana. Tra gli altri gioielli si riconoscono spille, anelli, orecchini ma anche amuleti e talismani. Tra tutti è importante citare anche la tradizione di Alghero nella creazione di gioielli di vario tipo dalla lavorazione del corallo rosso. Qua di seguito uno splendido articolo di Manuela Vitulli riguardo la fede sarda, simbolo dei gioielli sardi.

Le pietre
La Sardegna vanta anche un certo numero di abili artigiani che lavorano la pietra, soprattutto granito, arenaria, basalto , in grado di creare vere e proprie sculture nel rispetto dell'antica tradizione regionale. Narbolia, in provincia di Oristano, è un luogo di alta tradizione nella lavorazione della pietra che risale al periodo nuragico. Qua è possibile visitare l’esposizione di alcuni oggetti, come tavolini, decorazioni pavimentali, specchi, cornici, portafoto centrotavola, orologi. Tra gli artigiani presenti in Sardegna ci piace citare Salvatore Tola e la sua azienda Perda'Ia, un maestro della lavorazione artistica della pietra.

La pelle ed il cuoio
I manufatti in pelle e cuoio vengono utilizzati sia per pelletteria, quindi portafogli, cinture, borse e altri souvenir, sia per il mercato delle calzature come i famosi gambales, sia per abbigliamento in particolare giacche e giacconi e infine per l’equitazione con la produzione di selle. Pensate che Bosa, in provincia di Sassari, per quasi un secolo è stata la capitale delle concerie in Italia, le cui produzioni di altissima qualità erano apprezzate e vendute nella Penisola e all’estero. Col tempo, lentamente, l’attività si ridusse e poi cessò nella seconda parte del XX secolo. Affidandoti a noi per la pianificazione del tuo itinerario di viaggio in Sardegna, potrai richiedere e ricevere in omaggio la Brochure Discover Bosa, dove parla anche della magnifica storia dell'antica conceria.

Il vetro
Nonostante l’Isola disponesse di gigantesche riserve naturali di sabbia silicea per la lavorazione del vetro, non ha mai sviluppato questa attività sino a farla diventare una tradizione estesa a tutto il territorio regionale. Si è limitata infatti ad esprimere alcune realtà di un certo rilievo, soprattutto per quanto riguarda l’oggettistica e gli smalti usati per la ceramica. Sassari è sempre stato uno dei pochi centri di eccellenza per il vetro e anche Oristano, che vanta una grande tradizione rimasta ora nei piccoli laboratori che sfornano prodotti di vario genere, dalle vetrate colorate o sabbiate a vasi e bicchieri di cristallo, passando per gli smalti impiegati per impreziosire le ceramiche.
Sebbene non sia confermato, alcuni studiosi tra cui Giusi Gradoli (dottorato di ricerca in tecnologie della ceramica preistorica) sostengono che i nuragici conoscessero il vetro prima degli Egizi.

5) CUCINA TIPICA DELLA SARDEGNA
La cucina sarda varia tantissimo e si basa su ingredienti semplici e originali, derivati sia dalla tradizione pastorale e contadina, che da quella marinara. Ogni paese e ogni zona della Sardegna ha dei piatti tipici, che si possono diffondere in tutta l'isola assumendo però nomi differenti e talvolta, con alcune modifiche di ingredienti. Il cibo racconta un territorio e lo fa in maniera perfetta in Sardegna visto che la cucina sarda è simile a quella di alcuni secoli fa. Il porcetto sardo è sicuramente il piatto simbolo dell'isola, un maialetto cucinato lentamente alla brace che risulta tenero e croccante, una delizia.
Nonostante sia il piatto tipico più diffuso, in Sardegna è importante sapere che ci sono tante delizie che sarebbe impossibile elencarle tutte. A Si parte dal pane, per esempio il coccoi , il civraxu, il pan’e gherda ed infine quello più noto il pane carasau. Dal pane vengono fatte alcune pietanze come il pane frattau e la zuppa gallurese. In Sardegna ci sono decine varietà di pasta tipica, per esempio secca come la fregula e i malloreddus, fresca come culurgiones, filindeu e lorighittas. Per proseguire i secondi di carne, come arrosto di porchetto, agnello o capretto, cordula, interiora di agnello, pecora bollita, e quelli di pesce: crostacei, spigole, orate o anguille alla brace e tonno cucinato in mille modi. Impossibile non citare i dolci come le seadas e le pardulas.

In questo paragrafo vorremmo però concentrarci su alcune unicità della Sardegna a livello culinario, quelle che ne hanno fatto la storia.
Il Pane
Nonostante sia il piatto tipico più diffuso, in Sardegna è importante sapere che ci sono tante delizie che sarebbe impossibile elencarle tutte. A Si parte dal pane, per esempio il coccoi , il civraxu, il pan’e gherda ed infine quello più noto il pane carasau. Dal pane vengono fatte alcune pietanze come il pane frattau e la zuppa gallurese. In Sardegna ci sono decine varietà di pasta tipica, per esempio secca come la fregula e i malloreddus, fresca come culurgiones, filindeu e lorighittas. Per proseguire i secondi di carne, come arrosto di porchetto, agnello o capretto, cordula, interiora di agnello, pecora bollita, e quelli di pesce: crostacei, spigole, orate o anguille alla brace e tonno cucinato in mille modi. Impossibile non citare i dolci come le seadas e le pardulas.
Conoscete le Blue Zone? Identificano parti del mondo in cui è possibile vivere felici e a lungo, ne esistono solo 5 e una di queste è la nostra Sardegna, pensate che il piccolo paese di Seulo è considerato in assoluto il più longevo al mondo. Il segreto dei nostri nonnini? L'ambiente in cui vivono, la semplice ma costante attività fisica ed una sana alimentazione basata su carboidrati e poche proteine. Tra i carboidrati troviamo il pane e la Sardegna è il primo al mondo per varietà di pane.
Da tempi remoti il pane è stato il cibo basilare della alimentazione dei sardi, così come di molti altri popoli mediterranei. Essenzialmente, prima dell'avvento dei mulini elettrici negli anni '30, la molitura dei cereali avveniva attraverso 2 sistemi: la mola asinaria, variante della mola romana antica, presente in tutta l'isola a livello domestico, ma soprattutto nelle zone del Meridione, e i mulini ad acqua introdotti probabilmente nell'Alto Medioevo.
I pani più diffusi in Sardegna sono la Spianata di Ozieri, il pane Zichi, il pane Carasau, il Coccoi, il Modditzosu, il Civraxiu. Oltre alle funzioni prettamente alimentari, il pane era considerato un elemento sacro e lo si ritrovava in diverse occasioni (matrimoni, funerali, feste religiose. Tra quelli appena citati vorremmo evidenziarne 2 in particolare:
Pane di Ozieri: Si tratta di un pane antichissimo che è giunto fino ai nostri giorni immutato nella ricetta: tuttora viene preparato come vuole la tradizione delle origini e come le vecchie massaie lo impastavano e cuocevano nei secoli scorsi. Le sue capacità di mantenere inalterati il gusto e la fragranza per interi giorni, hanno reso la spianata sarda, e la rendono tuttora, il pane più adatto per i contadini e i pescatori ma anche per i lavoratori in generale, che lo portavano con sé per sfamarsi e riposarsi tra una fatica e l'altra.
Pane Carasau: Per molti conosciuto come "carta da musica" (probabilmente per il rumore di quando viene masticato), il pane carasau è in assoluto il più antico della Sardegna. Alcuni reperti ritrovati dagli archeologi suggeriscono che la produzione di questo pane fosse già un’usanza già prima dell’anno 1000 a.C., ovvero nella cosiddetta età del Bronzo. Occorreva una grande energia per preparare questo tipo speciale di pane, e per questo in genere vi erano almeno tre donne che lo lavoravano. Perchè questo pane è cosi speciale? Il pane sardo era nutrimento per i pastori, che avevano bisogno di un alimento che si conservasse nel tempo, soprattutto durante le lunghe transumanze, senza perdere le proprietà nutrizionali.

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I Formaggi
Rappresentano un'altra unicità tipica della Sardegna che tra l'altro offre la più vasta produzione di formaggi pecorini d'Europa. Il più famoso e conosciuto è sicuramente il pecorino sardo DOP che può essere di bassa stagionatura, dunque dolce e rientra tra i formaggi da tavola, oppure di media e lunga stagionatura che conferisce al formaggio un sapore forte e piccante. Anche il pecorino romano DOP è altrettanto conosciuto per il suo utilizzo soprattutto come condimento di primi piatti, la sua stagionatura non è inferiore a 8 mesi.
Un'altro formaggio tipico è il Fiore Sardo, anch'essi DOP e tutt'oggi prodotto con le antiche tecniche di lavorazione artigianali dei pastori della Barbagia. Il gusto è piccante e forte, viene abbinato ai piatti in relazione alla stagionatura. E' prodotto solo con latte di pecore autoctone della Barbagia, un unicità della zona.
In molti chiedono informazioni riguardo il Casu Marzu (Formaggio marcio o formaggio con i vermi). Vorremo quindi dedicare un ampio paragrafo proprio a questa tipicità tutta sarda. Le forme di pecorino, dopo la produzione che avviene nei mesi primaverili, vengono lasciate in alcuni locali aperti dove sono punte dalla mosca del formaggio, la Piophila casei, che depone le sue uova. Una volta schiuse, le piccole larve con i loro enzimi, trasformano il pecorino in una crema morbida. Questo processo di maturazione dura dai tre ai sei mesi ed il prodotto è di un formaggio cremoso, ottimo da spalmare sul pane e di una bontà estremante unica. Nel 2004, per salvaguardarlo il Casu Marzu è stato inserito tra gli oltre 4 mila prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole.
Tuttavia, nel 2005, a causa dei numerosi standard igienici dell'istituzione, l'Unione Europea ha bandito il Casu Marzu dalla produzione e dalla commercializzazione. Addirittura nel 2009 è stato inserito al Guinness World Record come uno dei formaggi più pericolosi al mondo. La motivazione? “Eventuali larve rimaste sopravvissute all’azione di succhi gastrici potrebbero provocare vomito, dolori addominali e diarrea sanguinolenta”. La verità, al momento, è però un’altra: fino ad oggi non si ha evidenza di patologie o disturbi direttamente connessi con il consumo del formaggio con i vermi, siamo davvero sicuri che sia il formaggio più pericoloso al mondo? Noi di Travel Planner Family abbiamo dei forti dubbi.

Vini, Liquori e Dolci
Come evidenziato da alcune ricerche archeologiche, la coltura della vite in Sardegna risale all'epoca della civiltà nuragica. Tale tradizione è continuata con i Romani e poi attraverso le varie occupazioni straniere si è ancora arricchita. Tra i vini rossi si annoverano il Cannonau, sicuramente il più antico, il Monica, il Carignano del Sulcis. mentre tra i bianchi vi sono il Vermentino di Sardegna, di Gallura DOCG, la Malvasia di Bosa, il Nasco, il Torbato di Alghero, il Nuragus di Cagliari, il Moscato, la Vernaccia di Oristano. Un bicchiere di vino rosso al giorno, stando a quanto detto dai centenari sardi, aiuta a vivere di più. Beviamo no?!
Si produce l'acquavite che è nota con il nome di Filu'e ferru o Abbardente. Tra i liquori il Mirto (sia bianco che rosso) e Villacidro sono tra i più diffusi. I dolci, come le Seadas e le Pardulas sono autentiche perle della Sardegna. La seadas è un disco di pasta sottile che racchiude un ripieno di formaggio fresco aromatizzato al limone, fritto e ricoperto di miele fuso. Sempre a base di formaggio si possono gustare sas casadinas o pardulas, tortine di pasta ripiene di formaggio fresco o ricotta aromatizzate con zafferano, vaniglia e buccia di arancia o limone.

6) FESTE E SAGRE
Tutti i borghi e le città della Sardegna hanno la propria festività tipica. Si tratta di splendide manifestazioni con una risonanza anche all’estero per l’importanza dell’evento storico che rievocano, ma non solo, anche per la suggestione tradizionale che esprimono. Succede anche che hanno manifestazioni che riguardano quasi sempre un santo protettore. Analizziamo le più popolari e conosciute in Sardegna:
Cortes Apertas - Carnevale in Barbagia
Durante il periodo autunnale in Barbagia si svolgono magnifici eventi in tutti i fine settimana che vanno da settembre a dicembre. Ogni settimana infatti, in un diverso comune, le case storiche del paese aprono i loro cortili e tra questi si può intraprendere un percorso enogastronomico e artistico. Mestieri tradizionali come la lavorazione della lana e la trebbiatura ma anche la raccolta del grano, il tutto mentre nelle piazze del paese vengono allestiti spettacoli folkloristici di balli e canti popolari. In questi paesi il carnevale é rappresentato da figure tragiche ed ancestrali, vestite di pelli di animali e con maschere di legno dai tratti scuri e spaventosi come le maschere dai nasi lunghi di Ottana i Merdules o i Boes con maschere di fattezze bovine e vestiti di pelli di pecora. Una serie di magnifici eventi che evidenziano un'altro aspetto importante: la Sardegna può essere visitata non solo l'estate, ma anche le altre stagioni.

Il Carnevale di Mamoiada
Tra tutti gli eventi di carnevale in Barbagia quello che spicca di più è il carnevale di Mamoiada, con le tipiche maschere dei Mamunthones. I Mamuthones sono degli uomini col viso ricoperto da una maschera nera dai rozzi lineamenti, vestiti con pellicce scure e con campanacci appesi alla schiena che sfilano durante il corteo carnevalesco. Il loro passo cadenzato è una danza che ha valore apotropaico poiché risveglia la natura e allontana il male. Questa non è autenticità?!

La Sartiglia a Oristano
Per molti paragonata al Palio di Siena, la Sartiglia che si tiene ad Oristano l'ultima domenica di carnevale e viene replicata il martedì grasso. È un rito per propiziare il buon raccolto dell'anno da poco iniziato, una grande giostra equestre di origine catalana che si corre da oltre cinquecento anni nella via del Duomo, nel centro storico della città. I cavalieri, che hanno il volto coperto da una maschera tipicamente inespressiva, si lanciano al galoppo spericolato e tentano di infilzare con la spada una stella d’argento appesa a mezz’aria. Dal numero di stelle infilzate verranno tratti gli auspici per il raccolto del nuovo anno. Una festa che rappresenta un esplosione di colori, emozioni e antiche tradizioni.

La Settimana Santa di Alghero
Una storia antica quella della settimana santa di Alghero che ha origini addirittura agli inizi del 1600 quando Alghero era ancora una roccaforte spagnola e quando, proprio in quegli anni, il mare consegnò alla città il Cristo ligneo di Alicante (il "Sancristus"). Considerato un prezioso dono di Dio venuto dal mare, il "Santcristus" divenne oggetto di venerazione popolare e fulcro dei riti della Settimana Santa. Durante la settimana santa i fedeli percorrono le vie della Città tra i suoni e i silenzi delle preghiere nell'antica lingua della Catalogna e accanto ai "Germans Blancs", della "Confraria del Gonfalò" della Fraternità di Nostra Signora della Misericordia sfilano, nei loro abiti tipici, i fratellli delle Confraternite ospiti provenienti dalla Catalogna. Un evento sacro, tradizionale e allo stesso tempo di grande festa nella città catalana.

Sagra di Sant'Efisio a Cagliari
Nel 1956 Cagliari, devastata da 4 anni di pestilenza espresse un voto al Santo: promise una processione nei luoghi del suo martirio se l'epidemia fosse cessata. Il contagio scomparve e la popolazione, da allora, ha sempre mantenuto l'impegno,. La sagra di Sant'Efisio è probabilmente la più importante, popolare e sacra di tutta la Sardegna. La processione accompagna la statua del Santo nel cammino dalla Chiesa di Sant’Efisio a Cagliari verso il borgo di Pula, il luogo del martirio, a 30 Km di distanza. Il corteo viene aperto dalle caratteristiche traccas, carri trainati da buoi ornati con tappeti, fiori e utensili; seguono i cavalieri e i gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna, che recitano e cantano le preghiere della tradizione. Suoni di launeddas accompagnano il lento cammino del Santo e petali di rose rosse, rosa e gialle coprono come tappeti i lastroni granitici della Via Roma con la caratteristica ramadura.

La Cavalcata Sarda a Sassari
La penultima domenica di maggio la città di Sassari è teatro di una delle più importanti rassegne folkloristiche della Sardegna. La manifestazione è una preziosa occasione per ammirare, in un percorso che si snoda lungo le strade del centro storico, i magnifici colori degli abiti e dei gioielli tradizionali dei paesi di quasi tutta l'isola. È una cerimonia diversa, profana, dove non è la religione protagonista, ma lo sono proprio i costumi, i canti, i suoni, le danze e soprattutto i cavalieri con le loro spettacolari acrobazie.

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S'Ardia a Sedilo
Anche in questa splendida festa i cavalli sono i protagonisti. E' considerata una giostra equestre che si svolge la sera del 6 e si ripete la mattina del 7 luglio di ogni anno, in onore di San Costantino. Questa emozionante manifestazione attira fedeli da tutta la Sardegna e, con gli anni, diventano sempre più numerosi i turisti stranieri che accorrono per assistere dal vivo a questa spericolata corsa a cavallo, attirati anche dai rituali che la caratterizzano. Intorno ad essa, gli oltre 100 cavalieri che vi partecipano devono correre al galoppo, secondo un ordine preciso e ben codificato. La manifestazione è accompagnata da numerose celebrazioni e rituali religiosi, oltre che da numerosi concerti e spettacoli nei pressi del santuario

Faradda de li candelieri a Sassari
La Faradda di li candareri è la festa che si tiene a Sassari la sera precedente alla festa della Madonna Assunta (ferragosto) ed è la processione religiosa più importante e più sentita dalla popolazione e uno degli eventi più prestigiosi in Sardegna, tra l'altro patrimonio dell’Unesco dal 2013. Secondo la tradizione, la festa deriva da un voto fatto alla Madonna Assunta, che avrebbe salvato la città dalla peste del 1652.

La Sagra del Redentore a Nuoro
La sua importanza si deve non soltanto alla spettacolare sfilata dei costumi provenienti da tutta l'isola (che si svolge il sabato precedente alla festa vera e propria), ma soprattutto alla parte religiosa della manifestazione, che si tiene all'aperto: la messa, sotto la gigantesca statua del Redentore sul monte Ortobene e la processione, che si svolge intorno alla cima del monte e che regala al visitatore momenti di straordinaria suggestione, sotto lo sguardo di un panorama di indescrivibile bellezza. Si svolge l'ultima settimana di Agosto.

La Corsa degli Scalzi di Cabras
Una festa che rievoca le vicende accadute durante una delle numerose invasioni da parte dei Saraceni. Si racconta che nel 1619 gli uomini del posto, impegnati a combattere gli invasori, chiesero alle donne del villaggio di portare la statua del Santo patrono da Cabras fino alla borgata di San Salvatore di Sinis, così da proteggerla dagli attacchi dei Mori. Le donne, correndo scalze, riuscirono nell’impresa e misero in salvo la statua. Il primo sabato di settembre un gruppo di giovani senza scarpe vestiti con la tunica bianca dei penitenti, Is Curridoris, prelevano la statua di legno di San Salvatore per portarla, scalzi e con una corsa di 7 Km lungo i sentieri sterrati del Sinis, per tornare alla chiesa di San Salvatore di Sinis nel villaggio di “muristenes”, le tipiche abitazioni rurali temporanee sarde. La domenica c’è la processione per il villaggio delle donne nei tipici costumi di Cabras e accompagnata dal suono delle tradizionali “launeddas” e dalle fisarmoniche. Al calar della sera is Curridoris riportano la statua del santo alla chiesa di Santa Maria di Cabras. Il rito della Corsa degli Scalzi è anche considerato di buon auspicio per il raccolto, la pescosità nello stagno di Cabras e la fertilità delle pecore.

7) MEDICINA POPOLARE SARDA
E' realmente interessante sapere che la medicina popolare sarda si è conservata praticamente fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, esercitando un ruolo di preminenza, in termini di diffusione delle terapie, nei confronti della medicina ufficiale, che stentava a penetrare in modo capillare nelle comunità. Le barriere che impedivano la diffusione della medicina convenzionale nella società agropastorale erano di carattere economico, culturale e geografico. Queste barriere sono scomparse con quel profondo processo di trasformazione economica, sociale e culturale affermatosi in tutta l'Europa a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, per cui ormai la società agropastorale è stata soppiantata da un modello di società completamente diverso, di tipo industriale, all'interno del quale anche la gestione della malattia ha assunto, ovviamente, un'organizzazione completamente diversa.
Tuttavia, pur essendo la medicina ufficiale quella dominante, all'interno del sistema di cura della Sardegna operano, in misura più o meno sensibile, anche altre medicine. Da una recente ricerca condotta in tutti i paesi della Sardegna, risulta che i guaritori tradizionali ancora in attività sono sicuramente oltre il migliaio; che accanto alle terapie empiriche sono ancora molto diffusi i riti magico-terapeutici; che su alcune patologie l'intervento di carattere empirico produce esiti di guarigione di notevole interesse; che le persone che ancora oggi fanno ricorso a questo sistema di cura sono oltre centomila.
Di questi, oltre il 50% fanno ricorso al rito magico-terapeutico contro il malocchio (36.600 circa). Coloro che ricorrono alle cure tradizionali per i traumi dell'apparato osteoarticolare costituiscono il 14,8% del complesso dei fruitori (10.700 circa). Piuttosto elevato è anche il numero di coloro che ricorrono al rito terapeutico contro gli stati critici attribuiti allo spavento (3650). Altre patologie con un numero di fruitori elevato sono: ustioni (3670); sciatica (2900); porri (2550); emorroidi (2400); fuoco di Sant'Antonio ed erpes Zoster (1800); malattie della pelle (1500 circa).

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Maicol, Sara e Paola
Paola PerisinottoViaggio di coppia
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Graziano LongoViaggio in Famiglia
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Stefano SperanzaViaggio in famiglia
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